Vernissage
sabato
28 aprile 2018
ore 18:00
Periodo
dal 24 aprile al 1 settembre 2018
da martedì a sabato
dalle 8:30 alle 24:00
Una collettiva per un progetto condiviso
La Fondazione Diamante compie quarant’anni e, per segnare questo traguardo, è stata realizzata un’esposizione collettiva. La dimensione collettiva, denominatore comune alle diverse attività della Fondazione, è rappresentata attraverso gli scatti di sei rinomati fotografi svizzeri.
Le opere esposte offrono la possibilità di scorgere e scoprire con altri occhi le molteplici sfaccettature di questo Diamante. Gli artisti, con il proprio sguardo e la propria creatività, illustrano così la molteplicità e la ricchezza delle esperienze e dei percorsi, individuali e collettivi, che costituiscono quest’impresa.
Un’impresa la cui valenza sociale e culturale è resa possibile dalla laboriosa passione delle innumerevoli persone che, in questi quattro decenni, hanno condiviso un progetto, accettato sfide, immaginato, a volte sognato e spesso offerto, risposte concrete volte a sostenere e riconoscere le persone in situazione di handicap quali cittadine e cittadini a pieno titolo nel rispetto delle loro autonomie.
Fotografi
Sabine Cattaneo
Nata a Lugano nel 1986, Sabine Cattaneo ha conseguito un Bachelor in Comunicazione visiva presso la Scuola Universitaria Professionale della Svizzera Italiana (SUPSI) e un Master in Fotografia presso la Scuola Nazionale Superiore Louis-Lumière (ENS Louis-Lumière) di Parigi.
Nel 2011 Vogue Italia la sceglie insieme ad altri nove fotografi per uno shooting esclusivo di gioielleria Vhernier a Milano, nell’ambito del concorso Precious Shots. Nel 2015 è una dei fotografi ufficiali della 40ª cerimonia di premiazione dei Premi César di Parigi. Dal 2015 collabora col Festival del film Locarno e dal 2017 col Festival internazionale del cinema giovane Castellinaria.
Nel 2017 vince il primo premio dei Sony World Photography Awards nella categoria Professionisti Concettuale con la serie “Art. 115” sul suicidio assistito. I suoi lavori sono stati esposti in più luoghi, tra cui il Théâtre du Châtelet e la Cinémathèque Française a Parigi, la Somerset House a Londra, la villa Reale di Monza e la Willy-Brandt-Haus a Berlino.
Interni Notturni
Il supporto fornito dalla Fondazione Diamante ai suoi utenti permette loro di lavorare, svolgere attività e vivere la propria quotidianità come qualunque altra persona. Essi vengono aiutati e sostenuti, pur rimanendo liberi di essere se stessi.
Attraverso l’osservazione fotografica delle abitazioni messe a disposizione dalla Fondazione Diamante, vi è la volontà di scoprire innanzitutto il lato meno pubblico, o pubblicizzato, delle sue attività, cioè quello svolto dai quattro foyer, secondariamente, di mostrare aspetti specifici o viceversa, generici, di questi ambienti, in particolar modo rispetto ad eventuali luoghi comuni che possono esistere attorno a questo tipo di sistemazioni.
Nasce così l’idea di interpretare gli spazi di vita degli utenti di notte, al buio.
Metafora della volontà della Fondazione di “andare oltre” l’apparenza, la superficie, la disabilità… la realizzazione degli scatti durante le ore notturne è un’opportunità per osservare questi luoghi letteralmente sotto un’altra luce, secondo tempi e modi preclusi all’occhio umano.
Fisiologicamente, infatti, in assenza di luce esso percepisce poco, e unicamente in maniera acromatica, al contrario, quello fotografico continua a registrare normalmente tutti i colori. Sfruttando quindi la tecnica fotografica del tempo di posa lungo, e grazie alla luce particolare offerta dalla luna e fonti luminose esterne, questi spazi si riveleranno misteriosi, talvolta sorprendenti e fondamentalmente diversi rispetto a quanto comunemente osservabile.
Come a dire che ognuno, col giusto metodo e col dovuto sostegno, può riuscire a brillare anche nel buio.
Béatrice Devènes
Béatrice Devènes, née à Sion (Suisse) en 1967, s’ennuie très vite sur les bancs d’école et ne rêve que d’une chose :« écrire avec la lumière ».
À l’âge de 17 ans, elle débute une formation de photographe. En 1989 elle obtient son diplôme de l’école supérieure d’arts appliqués de Vevey en section photographie.
Photographe de presse indépendante, elle collabore avec des quotidiens, des hebdomadaires et également l’agence Reuters. En 1995 elle rejoint la rédaction du Tages-Anzeiger à Zürich où elle participe au développement de la rédaction photo. Elle retourne derrière l’objectif en 2001 et immortalise dans la « Berne fédérale » la scène politique suisse. En parallèle elle participe avec des graphistes à la réalisation de nombreuses publications : livres, brochures, rapports annuels et sites internet.
Folio verte
Tout n’est encore que vert pastel, le champ magnétique se transforme en une scène abstraite. Dans cette atmosphère, la lumière translucide perce la fibre. Petite pousse verte va s’épanouir, dans la douceur et la chaleur de la serre avant de prendre “faim” dans ton assiette.
Piernicola Fererici
Piernicola Federici nasce il 16 aprile 1961.
Dalla fine degli anni ‘70 il suo interesse verso la fotografia è in continuo accrescersi e dalla metà degli anni ‘80 ne fa il suo mestiere lavorando come freelance. Nell’aprile ‘89 gli si presenta l’occasione di lavorare come fotografo sul terreno nel servizio archeologico del Canton Giura (Svizzera) e vi rimane fino alla fine del ‘98.
Dal ‘92 decide di lavorare a tempo parziale in archeologia e di avanzare nella ricerca personale specializzandosi nei ritratti in studio e nelle foto di architettura. Nel ‘93 consegue il diploma di fotografo al CEPV di Vevey (Svizzera). La partenza dal Canton Giura per il Canton Grigioni è per il ‘90. Qui inizia la sua attività indipendente realizzando alcune mostre fotografiche e alcune pubblicazioni di architettura. Tema comune della sua ricerca sono le “sensazioni fotografiche” ed è in quella direzione che concentra i suoi sforzi, fotografando quello che vede ma anche quello che viene trasmesso dalle persone che posano per le sue foto. Persone che non possiamo definire “modelle” perché il loro ruolo va ben al di là del prestare la propria immagine per delle fotografie.
Il concetto di ogni nuovo lavoro nasce dalla collaborazione dei membri del team, i quali danno ognuno un apporto personale sia in fase teorica che in fase di realizzazione. Coloro che posano non devono quindi eseguire delle azioni imposte ma interpretare i concetti discussi insieme secondo il loro senso creativo. In questo modo le fotografie sono un lavoro di équipe dove ognuno ha dato il suo contributo per la loro realizzazione.
Dalla metà del 2005 il team assume il nome di “terzo occhio” per significare l’estremo desiderio di realizzare delle opere provenienti dall’interno del nostro animo e non soltanto puramente estetiche.
Mani che lavorano
“Mani che lavorano”, perché gli ospiti della Fondazione Diamante non sono persone passive, ma, grazie anche ai collaboratori della Fondazione, sono un ingranaggio attivo, che produce. Un lavoro semplice ma onesto, dove ognuno dà quello che può. Ed è per questo che ho scelto le mani aperte, in segno di offerta, con sopra il frutto del loro lavoro.
La doppia esposizione rappresenta l’unione intima tra colui che lavora e il prodotto che ne scaturisce e lascia intravvedere anche l’artefice, colui che lo ha realizzato.
Bianco e nero: il colore distrae, porta l’occhio altrove, mentre bisogna focalizzarsi sulle -mani e sull’offerta che ci fanno.
Formato quadrato: segno di equilibrio e di giustizia, ognuno è uguale.
Monika Flückiger
Monika Flückiger geboren 1964 in Bern. Nach der Ausbildung zur Fotografin an der Schule für Gestaltung in Bern war Monika Flückiger sieben Jahre für die Tageszeitung “Der Bund” tätig.
Anschliessend fotografierte sie als Freelancerin mehrere Jahre für die Agentur Reuters.
Von 2003-2007 Festanstellung bei der Schweizer Bildagentur Keystone.
Seit 2007 ist Monika Flückiger selbständig.
Sie hielt sich für längere Zeiten im Ausland auf,
1983 Sprachaufenthalt in Paris, 2000 in Kapstadt und 2002 in Rom.
Zudem fotografierte sie 2011 in Zusammenarbeit mit MAZ und DEZA, während einem dreimonatigen Stage bei “The Daily Star” in Dhaka, Bangladesch
2005 gewann Monika Flückiger am Swiss Press Photo Award in der Kategorie Porträt den 1. Preis für ihre Fotoreportage über den Besuch von Bundesrätin Micheline Calmy-Rey in Jerusalem.
Monika Flückiger lebt heute in Bern und Sizilien.
Mobil-politur
Fotografiert in der Werkstatt AUTOnomie der Fondazione Diamante in Cadenazzo. Ich tauchte zwei Tage ins Leben der Autowerkstatt ein und liess mich vom Licht, den Menschen und den Handlungen verzaubern und inspirieren.
Roberto Pellegrini
Classe 1962, asconese di origine, attualmente vive e lavora come fotografo indipendente con studio proprio a Bellinzona. È specializzato in fotografia di quadri, sculture e installazioni, oltre che di architettura, interni, ambienti e persone. In quanto fotografo collabora con svariati artisti e architetti, e con gallerie d’arte, musei e fondazioni con sede in Ticino,.
Dal 1985 è membro dell’Associazione fotografi professionisti Svizzeri FpS, e dal 2017 di Visarte.
Ha al suo attivo mostre personali e partecipazione a numerose mostre collettive. Si contano inoltre varie monografie e pubblicazioni in libri, riviste e cataloghi d’arte.
Spazi di lavoro – spazi di vita
Il lavoro fa parte del nostro quotidiano. Il luogo di lavoro ha molta importanza. Valorizzare lo spazio di lavoro ha un effetto positivo. Queste immagini hanno questo intento. Visioni dall’alto particolarmente luminose di spazi creativi, laboratori, uffici, officine che vanno al di la di un “semplice” spazio lavorativo.
Jacek Pulawski
Jacek Pulawski é nato in Polonia nel 1978, dal 1990 vive in Svizzera dove lavora come fotografo per diversi giornali e riviste. Ha vinto numerosi premi nazionali ed internazionali, tra cui il Black & White Spider Award, lo Swiss Press Photo 2009 per un reportage sui richiedenti l’asilo del centro di registrazione di Chiasso e lo Swiss Photo Award 2010 per una serie di fotografie sulla prostituzione nel canton Ticino.
Ha collaboorato con Amnesty International e altre ONG, tra cui Caritas e Croce Rossa. I suoi lavori sono stati esposti principalmente in Svizzera. Nel 2016 il Canvetto di Lugano gli ha dedicato una mostra retrospettiva.
Jacek Pulawski per la Fondazione Diamante
Ringrazio la fondazione diamante per avermi affidato il compito di scattare queste sei immagini. Quest’esperienza mi ha ricordato che il mio mestiere preclude un forte coinvolgimento empatico, senza il quale non sarei in grado di premere nessun pulsante sulla mia macchina fotografica.
Ringrazio con tutto il mio cuore le persone che hanno accettato di essere fotografate. Il loro rispetto ed interesse mi diede l’ennesima conferma di quanto la mia professione sia indispensabile e riservata a pochi.